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mercoledì 7 novembre 2012

Per favore, non salvate la Calabria di DANIEL CUNDARI - Non è il mare, né il monte, non è la terra arsa né il ginepraio, non è l’anomalia selvaggia né la catastrofe né il lago né l’amore né il pugnale della neve né la zagagliata del sole, non è il vento né il silenzio né la morte né la musica né il terremoto né il poeta. Xenofila quando c’è da guadagnare, avara quando bisogna donare: il vero cancro della Calabria è una classe politica smemorata e inabile. E la cellula ammorbata più remota del sistema risiede nell’ultimo scaffale polveroso di un qualsiasi stanzino di provincia. Nell’assenteismo, nell’intercessione obbligatoria, nell’organizzazione totalitaria degli eventi, nel parcheggio abusivo, nella sigaretta sulla battigia, nel detrito torrentizio, nella maleducazione degli adolescenti, nel commissariamento forzato, nell’apatia culturale, nell’individualismo, nell’invidia endemica e in ogni gelosia di quartiere. Tra un chiama e non rispondi e un sì dimenticato, questa umanità meravigliosa e seviziata in ogni piega del corpo va difesa. E se il contadino lo fa con la zappa, chi scrive deve farlo con la penna. Troppe volte abbiamo visto una conventicola di persone sperperare ricchezze e non prendere in considerazione i propri cittadini. Difenderla significa anzitutto lottare contro i nostri pensieri, criticarli, smontarli e confessare una volta per tutte i nostri errori. Ma non salviamola con il Calabria Day, per cortesia. Non salviamola con le feste inventate per riempire il calendario di giorni vuoti, spendendo soldi e tempo per forestieri anonimi e dimenticando chi invece ogni giorno brucia un’idea pur di seppellirla. Non salviamola dalla sua natura selvaggia, dai suoi boschi rosa, dai suoi vecchi ostinati, dal suo cielo distratto. Tra le scogliere e i porcili, chi vive in questa punta estrema è stanco di vedere e di ascoltare gli ennesimi slogan imparati a memoria per foraggiare un nugolo di beccamorti. Basta con queste mascalzonate del tipo io resto in Calabria, con i sentimentalismi da C’è posta per te, con la scusa del piagnisteo, con le frasi fatte: partire spesso significa abbandonare ogni cosa, cercarsi un lavoro agognato, aprire orizzonti alla sensibilità, sentire lo sputo della lontananza ogni giorno sul viso appena lavato. Soltanto non salvandola si dimostra di amare fino in fondo la Calabria. fonte : ZOOMSUD http://www.zoomsud.it/primopiano/42449-per-favore-non-salvate-la-calabria.html